Hsiao Chin. Timeless - Comunicato stampa

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Hsiao Chin. Timeless

8 ottobre - 12 novembre 2022

Hsiao Chin. Timeless

Hsiao Chin. Timeless

a cura di Gianluca Ranzi

 

Una selezione di opere dagli inizi degli anni Sessanta fino al Duemila accompagna il visitatore in un percorso attraverso la pittura di Hsiao Chin, a cura di Gianluca Ranzi. Dalla metà degli anni Cinquanta a Taipei fino al suo arrivo in Europa, prima in Spagna nel 1956, poi a Parigi e infine a Milano nel 1959, dove si stabilisce definitivamente,  l’artista taiwanese ha mostrato la coerenza di una ricerca pittorica che nell’accordo tra luce, colore e forme astratte restituisce quell’aura meditativa, spirituale e introspettiva che ha reso il suo lavoro famoso in tutto il mondo e presente in prestigiose istituzioni museali internazionali quali il Metropolitan Museum of Art e il MoMA a New York, il Philadelphia Museum of Art, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Museo Guimet di Parigi, il Museo d’Arte Contemporanea di Barcellona e i più importanti musei d’arte di Pechino, Taipei, Hong Kong e Shanghai.

Hsiao Chin è stato nel 1956 tra i fondatori a Taipei del Ton Fan Group, il primo nucleo di artisti cinesi a lavorare programmaticamente sull’astrazione, impegnato in un dialogo serrato tanto quanto autonomo e originale con le esperienze artistiche dell’Occidente. La sua curiosità anti-accademica verso l’arte europea lo porta nello stesso anno prima a Madrid e poi a Barcellona, dove entra in contatto con l’Informale del gruppo El Paso di Canogar, Saura, Feito e Millares e dove conosce Antoni Tapies, che introduce all’arte orientale. E’ però la Milano dei primi anni Sessanta che gli fornisce l’ambiente più stimolante per portare avanti la sua ricerca e per creare con Antonio Calderara e Kenjiro Azuma il Movimento Punto (1961-1966), attraverso cui svilupperà la cifra stilistica che più gli appartiene, fondata “sull’eterno ritorno al punto originale”, sulla resa visiva di una dimensione altra, giocata sull’essenzialità figurale e su una spazialità aperta, vibrante e luminosa che trova in quello stesso giro d’anni un’eco nelle ricerche di Piero Manzoni e soprattutto di Lucio Fontana, che ben conosce, apprezza e sostiene il lavoro del giovane Hsiao Chin.

Le opere in mostra brillantemente rappresentano l’impegno di Hsiao Chin, artista ponte tra Oriente ed Occidente, a coniugare la speculazione filosofica alla pratica di una pittura che, memore della calligrafia e dell’arte cinese tradizionale, vigorosamente l’ha rinnovata nelle forme e nei contenuti, anche attraverso la conoscenza dell’arte europea e americana di artisti quali Fontana, Dorazio, Rothko, Noland e Gottlieb. E’ così che nasce quel particolare incrocio tra il misticismo orientale e la spazialità occidentale che per Hsiao Chin sono divenuti fin dagli anni Sessanta gli strumenti per indagare l’essenza dell’Universo e l’animazione ciclica delle forze che in esso si muovono.

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